I PRETI NOVELLI

L’ordinazione dei nuovi presbiteri è sempre un momento intenso e commovente per tutti coloro che assistono alla misteriosa opera dello Spirito che una liturgia intensa e solenne ci fa intravedere attraverso parole, gesti, canti e simboli. Il pensiero va Pierclaudio, Marco, il vescovo Claudio e Giovannianzitutto ai genitori dei nostri preti novelli che un giorno li hanno lasciati partire per un viaggio diverso da quello di altri figli, strano e particolare, misterioso, affascinante ma anche inquietante. Il Signore ha benedetto la loro famiglia anche se loro sanno che non ci sono meriti particolari ma tutto è stato dono gratuito del Signore. Il pensiero va alle comunità parrocchiali che sono state il grembo che li ha accolti, educati alla fede, nutriti con la Parola e il Pane di vita. La vocazione ha trovato un terreno buono soprattutto nella vita di quelle comunità. E poi ci siamo noi educatori e tutta la grande famiglia del Seminario maggiore, minore e di Casa Sant’Andrea. Durante la celebrazione le “distrazioni” sono tante perché il cuore ricorda tanti momenti condivisi con loro, passaggi belli e incroci difficili. Siamo cresciuti con loro, insieme abbiamo cercato la volontà di Dio per verificare se quell’intuizione era veramente una chiamata di Dio. Li abbiamo amati, seguiti, protetti, provocati, richiamati, rimproverati, sostenuti, accompagnati. Abbiamo pregato, sperato, dubitato; ci siamo confrontati mille volte sul loro cammino, su cosa fosse giusto chiedere ed esigere. Oggi ci sentiamo piccoli strumenti nelle mani del Signore che si è preso cura di loro e dopo averli chiamati, li ha condotti fino a questo giorno. Pierclaudio, Giovanni e Marco hanno storie molto diverse. Pierclaudio è entrato in Seminario minore e poi al Maggiore per uscire in secondo anno. Dopo tanto tempo ha bussato ancora alla porta del Seminario e ha ripreso il cammino di discernimento. Ci viene da pensare che Dio rispetta la libertà ma per chi l’ha incontrato c’è una nostalgia interiore che prima o poi ti fa tornare là dove hai sperimentato la vera gioia. La vocazione di Giovanni è nata e maturata nella sua piccola comunità cristiana, è approdato a Casa S. Andrea e ha vissuto il tempo del discernimento con non pochi travagli; il cammino ha richiesto una sosta importante con un anno di esperienza in una parrocchia. Se il cuore di Giovanni ha attraversato non pochi travagli la disponibilità al dono totale di sé è cresciuta lentamente trovando nuove motivazioni più solide e reali. Anche il percorso di Marco non è stato facile: figlio della nostra Chiesa di Padova, ha vissuto gli anni della formazione nel Seminario di Venezia per poi tornare “a casa”. Prove e passaggi difficili sono stati una salutare purificazione della sua risposta a Dio e oggi ci sembra di poter dire che Dio ci educa anche con dolorose potature che col tempo rileggiamo come una grazia. Per la loro ordinazione hanno scelto un versetto biblico, com’è tradizione per ogni persona che si consacra a Dio nel presbiterato o nella vita religiosa. Un versetto che sintetizza il loro cammino e nello stesso tempo racchiude sogni, speranze e impegni per il ministero che li attende. Pierclaudio ha scelto le parole della parabola del Padre misericordioso: «Suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò» (Lc 15,20). Giovanni ha scelto le parole di Pietro nell’intenso dialogo con Gesù: «Signore, tu conosci tutto, tu sai che ti voglio bene» (Gv 2,17). Marco un versetto del salmo 115: «Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato? Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore». Il Vangelo è l’interprete più bello della vita di ciascuno di noi; quello che siamo si intreccia con le Parole sante della Scrittura e ci inserisce dentro la storia della salvezza, perché anche noi possiamo essere una parola viva, un vangelo vivente, attuale, reale. Con l’ordinazione si aprirà una veloce luna di miele che li vedrà al centro di tante attenzioni, applausi e feste. Poi comincerà la vita reale alla sequela di colui che non ha una pietra dove posare il capo. Comincerà un lavoro pastorale in contesti nuovi dove tutto sembra un grande cantiere aperto e dove la fede e la pratica religiosa non sono più scontati. Saranno custodi dei tesori preziosi della Chiesa ma saranno anche chiamati a “uscire” per annunciare il vangelo. Saranno preti in una Chiesa che è popolo di Dio, ricca di ministerialità e sinodale, per servire la comunione e la corresponsabilità di tutti. Possano avere sempre pazienza, coraggio, umiltà, disponibilità, creatività. Noi continuiamo ad accompagnarli e a sostenerli nel loro cammino.

A cura di mons. Giampaolo Dianin

Rettore del Seminario