di Andrea Canton
È aperta dal 1993 Casa Sant’Andrea, comunità vocazionale diocesana alla Mandria, periferia di Padova. Lo stabile, prima casa-famiglia animata dalle suore Elisabettine per donne appena uscite dal carcere, da più di vent’anni accoglie i giovani che stanno maturando una chiamata al presbiterato.
Racconta il direttore, don Silvano Trincanato: «Casa Sant’Andrea è stata voluta dagli educatori del seminario e dal vescovo Antonio come risposta al continuo aumento delle vocazioni giovanili, cioè di giovani che manifestavano l’intenzione di entrare in seminario dopo i 18 anni. In quel periodo anche Vicenza, Treviso e Milano hanno aperto case simili, senza particolari direttive dall’alto. Poi, il modello a cui risponde Casa Sant’Andrea è entrato negli “Orientamenti e norme dei seminari” della CEI del 2006».
Lo scorso anno la comunità era vuota. Nessun giovane aveva chiesto di entrare per discernere la sua vocazione. Adesso, invece, sono cinque i ragazzi in ricerca che la abitano. «C’è gioia ed entusiasmo per la presenza di quest’anno. È il frutto del cammino di questi giovani che dura ormai da tempo. Lo shock dello scorso anno del vedere una Casa Sant’Andrea vuota è una provocazione che invita le comunità cristiane ad essere grembo che genera alla vocazione. La vita di oggi è sì complessa, ma non può mancare la gioia nelle parrocchie, nei preti e negli educatori per accompagnare spiritualmente i giovani alla ricerca della loro strada». Anche per questo, Casa Sant’Andrea sta ripartendo non come circolo ristretto di giovani “con la chiamata” o peggio ancora “prova d’ingresso” per il Seminario, ma come comunità a servizio dell’intera diocesi: «Stiamo lavorando come Seminario insieme alla Pastorale Giovanile perché in questa casa i giovani trovino occasioni di formazione. I gruppi delle parrocchie non devono aver paura di suonare il campanello per venire ad incontrarci. Noi siamo qui per accogliere». Tra le iniziative anche il percorso degli “Occhi della Parola”, iniziato a gennaio, al quale anche i giovani della comunità prendono parte attivamente. Ma sono tanti gli incontri che i cinque giovani sperimentano in questi mesi nella preghiera, nella fraternità, nella cura della casa e in una serie di percorsi formativi molto diversi tra di loro: «C’è un percorso culturale che permette loro di approfondire dei testi nonché la propria capacità di comunicare: una professoressa li sta guidando. Per di più, i giovani prendono parte anche ad alcuni corsi della facoltà teologica». Il discernimento vocazionale si sviluppa anche dall’incontro con la Parola di Dio: «Si tratta di prendere sempre più confidenza nel gustare la Bibbia: da soli, e in gruppi, si affronta un percorso biblico, uno di catechetica e uno di spiritualitá, per approfondire i contenuti di fede, ma anche la vita interiore, insieme e a gruppi». Tanti incontri in questi mesi: «Andiamo a fare visita a dei preti della diocesi per osservare la ricchezza della pastoralità della Chiesa di Padova». Si sperimenta anche la carità: «Ogni giovane svolge un servizio di carità in una realtà del territorio della diocesi, arricchendolo di alcuni momenti di confronto per rileggere il proprio vissuto: anche questo aiuta a scoprire e vivere la propria strada».
Una sfida che don Silvano vive in prima persona: «Nei fine settimana non svolgo servizio in una parrocchia, ma sono a disposizione per incontrare le comunità e i gruppi e per offrire la mia collaborazione ai cammini giovanili. Anche questo vuole essere il segno di una Casa Sant’Andrea al servizio di tutta la Chiesa di Padova». (da La Difesa del popolo, 7 febbraio 2016)