«La santità è il volto più bello della Chiesa… Quello che conta è che ciascun credente discerna la propria strada e faccia emergere il meglio di sé, quanto di così personale Dio ha posto in lui (cf. 1 Cor 12,7) e non che si esaurisca cercando di imitare qualcosa che non è stato pensato per lui. Tutti siamo chiamati ad essere testimoni, però esistono molte forme esistenziali di testimonianza». (Papa Francesco, Gaudete et exsultate, esortazione apostolica sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo).
Il cammino di formazione dei diaconi permanenti quest’anno è ispirato da queste riflessioni di papa Francesco. La santità non è questione per pochi
eletti ma vocazione di tutti, come ben sap- piamo dal Concilio Vaticano II; la san- tità è la “piena fioritura dell’umano” ed in questo senso è varia e molteplice come vari e molteplici sono i doni di Dio. E non c’è santità che non sia incarnata ed inculturata in un luogo e in un tempo: è fortemente stimolante che il papa non descriva una santità astratta ed universale ma metta in evidenza come sia centrale l’esercizio del discernimento di sé e della si- tuazione (luogo e cultura) in cui si vive. Le radici fondanti sono le medesime (parola di Dio, sacramenti, carità), poi ognuno è come un albero che cresce in modo unico ed originale.
Fecondità e creatività sono quindi due tratti distintivi della santità così intesa: «Nella testimonianza di fede dei tuoi santi tu rendi sempre feconda la tua Chiesa con la forza creatrice del tuo Spirito» (dal prefazio dei Santi II).
Un diacono permanente risponde alla chiamata alla santità in modo particolare attraverso l’esercizio del lavoro e la vocazione del matrimonio, prima ancora che svolgendo servizi vari nella comunità cristiana. L’approfondimento sulla santità non sarà affrontato in modo generico ma entrerà nel vivo di queste due fondamentali dimensioni esistenziali. E perciò le mogli dei diaconi coniugati saranno protagoniste e godranno di momenti a loro espressamente riservati.
(don Raffaele Gobbi)