di don Giovanni Bortignon
«Ha ancora senso, oggi, il Seminario minore?». «È veramente un’esperienza educativa adatta ai cambiamenti socio-culturali attuali quella che fanno i ragazzi e gli adolescenti in Seminario minore?».
Quante volte in questi anni da Rettore ho sentito rivolte a me e agli altri educatori queste domande! Vorrei cercare in queste righe di rispondere, consapevole di non poter essere esaustivo né tantomeno convincente verso chi non conosce il continuo rinnovamento di questa Comunità. Lo faccio riprendendo l’omelia dell’Eucarestia per il mio saluto alla Comunità del Seminario minore celebrata il 7 ottobre scorso, festa di santa Giustina. In quell’occasione ho voluto giocare con la parola “grazie”, usandola come acrostico di alcuni incoraggiamenti ai seminaristi, agli educatori e ai genitori, esprimendo così la mia gratitudine al Signore per la ricchezza che in questi tre anni ho ricevuto camminando con la grande famiglia del Seminario minore. Ho forse ricevuto di più di quello che ho dato! Ho potuto toccare con mano la sensibilità dei genitori, la generosità e l’entusiasmo dei ragazzi, la passione educativa e la competenza di sacerdoti, insegnanti ed educatori. Sono stato testimone dell’azione di Dio nel cuore di tanti ragazzi in cammino vocazionale.
G come Gesù! Sì, perché è il Signore Gesù il centro della comunità del Seminario minore. Come dice spesso don Francesco Longhin, confessore in Seminario: «Quando metti Dio al primo posto, tutto il resto va a posto!» Aver fatto esperienza viva e personale del Signore Gesù è per me il dono più grande di questi anni. Secondo l’insegnamento conciliare e post-conciliare l’identità e lo scopo del Seminario minore non sono quelli di creare un Seminario maggiore in miniatura, ma di promuovere un ambiente privilegiato per una educazione cristiana completa, particolarmente sensibile alla dimensione vocazionale. Il n. 3 di Optatam Totius precisa che tale identità richiede che ci sia in esso «una speciale formazione religiosa e soprattutto un’appropriata direzione spirituale». Si dà, quindi, importanza al rapporto di fede con Dio, che è costitutivo e primario. Se non è posto questo rapporto, tutte le altre dimensioni della persona finiscono per essere sfasate.
R come Ricercatori in cerca di perle preziose, come dice lo slogan degli orientamenti diocesani di quest’anno e anche quello del nuovo anno formativo del Seminario minore. Alla ricerca della perla preziosa della propria vocazione! Lo scopo del Seminario minore, infatti, è di «coltivare i germi di vocazione» presenti nel cuore di ragazzi e giovani. Il Seminario minore non prepara specificamente futuri sacerdoti, ma offre l’ambiente più adatto e i mezzi più appropriati per l’iniziale discernimento vocazionale e per la coltivazione dei primi indizi di una chiamata al sacerdozio. Il Seminario minore è diventato, nella nostra diocesi, anche un segno e un punto di riferimento per la pastorale vocazionale della preadolescenza e dell’adolescenza. E desidera esserlo sempre di più, accogliendo gruppi di coetanei che si interrogano sul proprio futuro.
A come Amicizia. È un dono grande l’amicizia. È come una pianticella che ha bisogno di cure e di attenzione. Vivere in una comunità, 24 ore su 24 assieme a dei compagni, è un dono grande, è un’esperienza vera ed efficace di Chiesa, cioè di una comunità di fratelli che seguono il Signore, maestro e pastore in cui ciascuno sperimenta il suo essere una “pietra viva”, unica ed originale, che forma la comunità. A chi ritiene ancora il Seminario minore una realtà chiusa e sorpassata – spesso non conoscendo affatto i rinnovamenti fatti in questi anni – riporto le osservazioni che Mariateresa Zattoni e Gilberto Gillini, due pedagogisti collaboratori del Seminario di Bergamo e supervisori/formatori dell’équipe educativa del nostro Seminario minore, hanno scritto su Famiglia Cristiana qualche anno fa: «I ragazzi vivono divertimenti, conflitti, cotte al pari di tutti. Lì dentro, però, imparano anche l’impegno, lo studio in gruppo, il sostegno reciproco». Il Seminario minore ha nella forma comunitaria una sua specificità essenziale. La vita di gruppo certo non è facile, ma è desiderata e cercata dagli adolescenti e profondamente educativa se vissuta in un ambiente sano e sereno.
Z come Zorro, l’eroe che “lascia il segno”. Gli anni di Seminario lasciano e hanno lasciato in me un segno indelebile! Il mio augurio è che possa essere così anche per i ragazzi che vi abitano, perché possano loro stessi lasciare un segno bello e positivo in questa comunità, con sincerità verso gli educatori e verso se stessi. L’età della preadolescenza e dell’adolescenza è importantissima per la formazione dell’identità di un giovane. Le esperienze vissute in questi anni “lasciano il segno” e i protagonisti della formazione ne devono essere consapevoli: in primis gli educatori, a cui va richiesta competenza, esperienza ed equilibrio; quindi i seminaristi, con il coinvolgimento attivo delle famiglie, fattore essenziale per aiutarli a costruire una stima di sé adeguata, un’identità coerente e stabile, una maturazione affettiva serena. Solo nella collaborazione tra Seminario e famiglia si realizza l’efficacia educativa in ogni ambito, anche nella maturazione vocazionale.
I come Impegno. Senza impegno non si arriva da nessuna parte. Tutto è grazia è vero, ma il Signore vuole che ci mettiamo del nostro. I doni del Signore sono sempre dei semi che chiedono la nostra cura. La vita è come fare una salita in bicicletta: se smetti di pedalare non resti fermo, torni indietro! L’attenzione alla gradualità della maturazione calibrata sulle diverse età (medie, biennio e triennio delle superiori) non significa una formazione meno impegnativa. Anzi! L’esperienza del Seminario minore è un’esigente proposta di cammino cristiano per giovani. Richiede scelte profonde, generosità nel dono di sé, capacità di confrontarsi con caratteri diversi, assiduo combattimento spirituale.
E come Entusiasmo. L’entusiasmo è frutto non solo della giovane età di chi vive il Seminario, ma soprattutto della fiducia di avere il Signore che accompagna e sostiene ogni nostro passo. Chi o che cosa, infatti, ci può separare dall’amore di Dio? (cfr. Rm 8).
Cari ragazzi, cari educatori e cari genitori, vi ringrazio per il tratto di strada che abbiamo fatto insieme. Porto nel cuore la gioia negli occhi dei seminaristi e a tutti chiedo di continuare ad amare e sostenere il nostro Seminario, cosa che io continuerò a fare nei luoghi dove il vescovo Claudio vorrà inviarmi.