Per stare con il Signore

Sembra l’altro ieri il mio ingresso a settembre e invece siamo già nella seconda parte dell’anno. Assieme a Gabriele, Giacomo e Matteo ho ricevuto la benedizione come seminarista del primo anno. Cosa significa per me la veste talare? Per rispondere a questa domanda sento il bisogno di rispondere a un’altra: dove sono io e che posto ha il Signore, ora, nella mia vita? Il Signore è sempre lì, accanto a me. Ma io sono disposto ad accoglierlo dentro di me?

Tante novità in questi mesi. Tante cose da mettere insieme. Credo che sia così per tutti quando si fa una scelta che condiziona la vita: cambiare casa, vivere in Seminario, al fine settimana essere in servizio in una parrocchia e mettere in secondo piano altre cose. Si è rivoluzionata la mia quotidianità. Aver iniziato il Seminario in questo anno molto difficile per tutti non è stato semplice, tra regole ferree anti-covid, ospiti limitati, presenze ridotte in parrocchia e un’eterna incertezza di cosa poter fare e cosa no. Il problema della pandemia sembra essere diventato priorità ovunque, anche per me a volte.

Al di là della pandemia, questi primi mesi sono stati proprio belli. Essendo una persona che si adatta facilmente, è stato facile ambientarmi. Sento il Signore vicino nei compagni che mi ha messo a fianco, nei momenti di preghiera, nelle attività formative. Anche se con il pollice “nero”, sono stato nominato fiorista del Seminario, assieme a Riccardo. Questo, però, mi ha permesso di scoprire che posso pregare il Signore anche sistemando con cura la cappella, “la casa del Signore”. Quello che a volte è facile da dimenticare è che il mio essere al primo anno di Seminario ha come centro il vivere e capire la mia relazione con il Signore, nella quotidianità.

É ancora difficile dare un nome alla volontà del Signore per me. Ci sono giorni in cui c’è fede serena al Signore e altri in cui c’è confusione e contraddittorietà tra ciò che penso e ciò che faccio. Devo, però, ringraziare il Signore del dono che mi sta facendo, sempre.

Con tanta tanta emozione, la veste è per me un primo piccolo sì al Signore a seguirlo.

Un insicuro e incerto, ma fiducioso sì all’intuizione che porto dentro al mio cuore e che mi ha portato fino a qui.

Antonio Varotto

(Articolo tratto dal CorCordis di aprile 2021. Per altri articoli visita la pagina dedicata)