Un Seminario aperto al mondo

Come gruppo GAMis del Seminario quest’anno abbiamo cercato di cogliere le opportunità della pandemia da Covid-19, sfruttando i mezzi digitali che questo virus ci ha reso abituali. Così, sostenuti e spronati da alcuni suggerimenti esterni, abbiamo proposto alla comunità dei seminaristi di “far visita” ai missionari fidei donum della nostra Chiesa di Padova con una videochiamata.
Dopo esserci accordati sull’orario dell’incontro, fattore non banale a causa dei numerosi fusi orari che spesso separano noi dalle nostre missioni, abbiamo parlato con don Stefano e don Nicola in Etiopia, con don Saverio e don Mattia qualche giorno prima del loro definitivo rientro dall’Ecuador, con don Raffaele e don Bruno dalla Thailandia e infine, più recentemente, con don Lucio, don Luigi, don Mario e don Orazio dal Brasile.

Molto probabilmente, senza questa pandemia, non avremmo mai pensato che si potesse, anche con tutte le difficoltà e le limitazioni del caso, avere uno scambio e una condivisione di esperienze di qualità sfruttando i mezzi digitali; invece proprio questi mezzi sono stati per i missionari un modo per tornare dentro le mura del loro Seminario, conoscere noi giovani in formazione che un domani potremmo essere al loro posto o al loro fianco, e per noi seminaristi un modo per assaggiare un “boccone succulento”: percepire il loro amore per le persone e la realtà differente che li circonda, il loro impegno nell’annunciare il Vangelo di Gesù Cristo, la loro preoccupazione per alcune questioni politiche e sociali, la loro dedizione nel formare le persone indigene perché possano vivere con dignità nella loro terra.

La pandemia indubbiamente ci ha allontanati tra noi, ha suscitato in noi il timore, la paura dell’altro che potrebbe essere il veicolo della malattia, ma in questo contesto per noi del gruppo GAMis e per i seminaristi che hanno partecipato agli incontri c’è stata la possibilità d’incontrare preti della nostra diocesi che hanno mantenuto viva in noi la dimensione missionaria, ci hanno provocati ricordandoci che anche a noi un domani potrebbe essere chiesto di servire la Chiesa di Dio che è in Padova, partendo per un altro paese, dove ci sarà chiesto di inculturarci e di tentare di inculturare il Vangelo. Una sfida che destabilizza, ma che incuriosisce e sprona anche nello studio.
Ora, quando sentiamo parlare dei morti di Covid in Brasile, dei migranti venezuelani che entrano in Amazzonia, della guerra civile in Etiopia, dello sfruttamento delle popolazioni indigene della Thailandia, della criminalità in
Ecuador, queste notizie ci scivolano meno addosso, forse perché hanno un volto e una voce che ce le ha raccontate, forse perché in questo tempo in cui siamo tutti più distanziati, queste situazioni ci sono diventate più vicine.

Gruppo GAMis,

(Articolo tratto dal CorCordis di settembre 2021. Per altri articoli visita la pagina dedicata)