62a Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni

Nella forma all’infinito i verbi possono provocare diverse sensazioni: possono sembrare comandi impersonali imposti senza curarsi di chi li riceve, o concetti astratti che non aiutano a focalizzarsi sulla concretezza della vita. Tuttavia, i verbi all’infinito possono stimolare la creatività di ogni persona perché facilmente “coniugabili” nella propria storia personale: al passato riattivando il ricordo di situazioni della vita che abbiamo affrontato, al presente gustando l’invito ad aprire gli occhi e il cuore a quello che ora stiamo vivendo, e al futuro accogliendoli come direzioni costanti per una nostra crescita spirituale. Coniugare per ciascuno di noi credere, amare e sperare è la proposta della 62a Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni. I tre verbi all’infinito che formano il titolo della Giornata diventano tre ambiti di azione, tre direzioni, tre motori, tre mete appassionanti. Sono tre verbi usati da Papa Francesco: «In qualunque genere di vita, non si vive senza queste tre propensioni dell’anima: credere, sperare, amare» (Spes non confundit, 3).

La citazione di sant’Agostino contenuta nel testo della Bolla di Indizione del Giubileo propone “tre propensioni dell’anima” per l’Anno Santo, per i suoi itinerari di fede e pellegrinaggi a Roma, ma anche per quei processi di discernimento vocazionale nei quali siamo tutti coinvolti: i giovani e le giovani in vista di una scelta di vita e una modalità di dono di sé per il Vangelo, e gli adulti in vista di una custodia della propria vocazione e della propria missione nel mondo. Credere, sperare, amare, sono verbi della risposta vocazionale. Un/a giovane che cerca, da una parte, quello che può dare e, dall’altra, chi può diventare, si esercita a credere, amare e sperare con Gesù e per Gesù. Un prete, una suora, un consacrato, una consacrata, gli sposi, un missionario, una missionaria o i battezzati impegnati nella testimonianza cristiana, credendo, amando e sperando portano frutto nella loro missione, mantengono una relazione viva e vivace con Dio e il prossimo, e sono coinvolti in una fedeltà creativa che li porta a rispondere in situazioni nuove con fiducia, generosità e forza. Sono tre principi di “germoglio e fioritura vocazionali”.

Dal punto di vista degli accompagnatori e accompagnatrici spirituali, come coniugare questi tre verbi? Cosa significa accompagnare a credere, amare e sperare?

CREDERE. Accompagnare a riconoscere quei segni della presenza di Dio nella vita passata e presente e il tanto bene ricevuto immeritatamente; a fare esercizio di memoria grata verso quelle figure significative di adulti credenti che sono stati contagiosi nella fiducia in Dio e nella Sua Provvidenza; ad appassionarsi all’ascolto della Sacra Scrittura con la buona notizia che essa porta nella vita di tutti i giorni; a gustare la vita sacramentale e le pratiche dello Spirito; a liberarsi da quei freni e paure che impediscono di condividere la fede.

AMARE. Accompagnare a leggere il proprio mondo emotivo; a coltivare sentimenti profondi; ad accettare il proprio corpo; a scegliere gesti di solidarietà e perdono; a coinvolgersi in relazioni di amicizia e vera collaborazione; a mettersi nei panni della persona amata; a superare idealizzazioni e perfezionismi che bloccano l’amore; a trovare in Dio la fonte del proprio amare, ad aprire gli occhi al tanto amore che ci raggiunge gratuitamente.

SPERARE. Accompagnare a guardare al presente con gratitudine; a sentirsi custoditi nei propri passi futuri; a riconoscere l’affidabilità della Parola di Dio; a crescere nell’umiltà di chiedere aiuto; a gustare la presenza fedele di Gesù Risorto; a confidare in Dio in ogni prova e tentazione.

I tre verbi, inoltre, ci permettono di porre l’attenzione sulle attività che in Diocesi e nelle parrocchie sono declinate nei 5 livelli della Pastorale delle Vocazioni. Solo alcuni esempi: per CREDERE si veda il Progetto Simbolo, i percorsi Alpha, la Scuola di Preghiera diocesana, il Ritiro del Mercoledì delle Ceneri per i giovani universitari del centro storico, le giornate di spiritualità per giovani e giovanissimi; per AMARE il Percorso Sessualità per giovani “Metti in circolo il tuo amore”, i laboratori con i ragazzi e le ragazze nelle scuole superiori, i percorsi dei gruppi parrocchiali, le tante esperienze di servizio agli ultimi e ai più piccoli; per SPERARE la Missione Giovani del Seminario, la Veglia dei Giovani e la Veglia delle Vocazioni, le proposte di Villa Immacolata e Casa Madonnina, ecc.

In questo tempo giubilare, coinvolti sempre più a credere, amare e sperare, il Signore ci doni la grazia di rispondere con sempre più coraggio a quella vocazione e quella missione che scopriamo con Lui e per Lui.

don Mattia Francescon
Direttore di Casa Sant’Andrea
Animatore vocazionale diocesano