Sono già trascorsi tre mesi dall’inizio del nuovo anno formativo al Maggiore e a Casa Sant’Andrea, e quasi
quattro al Seminario minore. Nelle pagine che seguono ci sono le foto dei vari gruppi di seminaristi, degli educatori, dei presbiteri e delle suore delle nostre comunità. I numeri ci danno le misure del nuovo anno: 10 seminaristi del Minore, 3 di Casa Sant’Andrea, 25 del Maggiore. Tra questi ci sono 2 giovani di Belluno al propedeutico, 1 di Palermo e 1 di Volterra al Maggiore. Numeri “fragili” rispetto alle dimensioni della nostra diocesi ma ciascuno di loro è un tesoro “prezioso”, un dono da custodire, una semente da far crescere nella vita cristiana e nel discernimento vocazionale.
La fragilità e preziosità sono anche le caratteristiche di quest’anno che fin dai primi passi si è dovuto confrontare con la ripresa della pandemia. Dopo un giorno di lezioni in Facoltà c’è stato un primo stop per la presenza di alcuni studenti positivi; poi è toccato al Minore confrontarsi con l’isolamento, quindi al Maggiore e infine anche al Propedeutico. Sarà un anno all’insegna della fragilità che sta rendendo ogni attività preziosa e non scontata. Essere insieme, stare accanto agli altri e mantenere una giusta distanza, incontrare le nostre famiglie, le comunità di origine e di servizio, tutto è all’insegna della fragilità e della preziosità. Ci sentiamo nelle mani della Provvidenza e condividiamo la condizione di tutti, rispettando le regole e con tante attenzioni che a volte rendono più complicata la vita comunitaria.
La Scuola di Preghiera doveva iniziare lo scorso 9 novembre in streaming, purtroppo la fragilità della nostra rete internet ha fatto saltare l’appuntamento. Quando l’abbiamo progettata non volevamo lasciar cadere l’esperienza particolare dei mesi del lockdown, ma ci troviamo ancora nel bel mezzo della pandemia. «Pregate in ogni occasione», ha scritto Paolo ai cristiani di Efeso (Ef 6,18) e oggi lo ripete a noi: «Pregate nel tempo della pandemia». Ci chiederemo negli incontri di quest’anno: «Come pregare in questo tempo? Cosa ci può insegnare questo tempo per crescere nello spirito della preghiera?». I mesi del lockdown ci hanno tolto in parte l’eucaristia, i gruppi, la comunità; ci hanno lasciato la preghiera, la “nuda preghiera”, e questo prezioso filo ci ha uniti tra noi e con Dio e anche oggi ci fa ritrovare insieme, non nello stesso luogo ma nello stesso momento. Al centro del percorso di quest’anno ci saranno alcune polarità che caratterizzano questo tempo: onnipotenza e fragilità; smarrimento e fiducia; prossimità e distanza; parole e silenzio; vita, sofferenza e morte; desiderio e pazienza; chiamata e risposta.
Lo scorso 4 novembre abbiamo ricordato i 350 anni dall’apertura del nostro Seminario maggiore. Proprio il 4 novembre 1670 san Gregorio Barbarigo donava a 106 seminaristi la nuova sede che lui stesso aveva acquistato e che in 18 mesi era stata restaurata e preparata per diventare la nuova sede del Seminario. Abbiamo celebrato l’eucaristia con tutta la comunità per dire il nostro grazie al Signore per questa storia luminosa e abbiamo chiesto che le radici solide ci diano la forza per rinnovarci sempre, fedeli al passato ma anche all’oggi e al futuro.
Nel numero di settembre abbiamo ricordato la chiusura della lunga e dolorosa vicenda dell’ex seminario di Tencarola. Con il rogito, firmato il 3 agosto scorso, si è chiusa una via crucis lunga 17 anni. Adesso è tempo di curare le ferite che hanno un nome che inquieta tante famiglie e anche tante parrocchie: debito. Come ormai tutti sanno, dalla vendita di Tencarola doveva arrivare una somma che avrebbe coperto sia l’acquisto e la ristrutturazione del nuovo seminario minore di Rubano, sia la sistemazione dei locali che avrebbero ospitato la Facoltà teologica del Triveneto. I lavori sono stati fatti, ma col rogito finale abbiamo portato a casa metà di quanto previsto 17 anni fa. La situazione economica del Seminario, già difficile nella sua gestione ordinaria, ora si trova sulle spalle un debito straordinario che per molti anni peserà e condizionerà ogni scelta. Anche in questo caso la parola fragilità ci sta tutta.
Il pensiero va alle parole di Paolo: «Noi però abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi» (2Cor 4,7). Il tesoro è il vangelo, ma anche i nostri seminaristi; i vasi di creta sono tutte le nostre fragilità e ferite. Ci sentiamo più che mai nelle mani del Signore e questo ci permette di non perdere la pace interiore.
mons. Giampaolo Dianin
rettore del Seminario