a cura di d. Stefano Ferraretto e Andrea Miola

 

Quarta tappa

 

Non si può divinizzare la Chiesa, non si può dire “credo nella Chiesa” perché il nostro atto di fede non è la Chiesa, ma Dio attraverso la Chiesa, non un Dio qualsiasi, bensì quel Dio che possiede un volto umano a cui è “piaciuto nella sua bontà e sapienza, rivelare se stesso e far conoscere il mistero della sua volontà, mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo nello Spirito santo hanno accesso al Padre e sono partecipi della vita divina” (DV 2).

Così, con questa consapevolezza, noi seminaristi abbiamo vissuto la quarta unità formativa di quest’anno, che ci ha visti approfondire cosa vuol dire: “Credo la Chiesa”.

Abbiamo quindi compreso che la Chiesa non deve essere identificata ma nemmeno separata dal Signore risorto, ma unita a Lui che, in essa, è presente e operante e attraverso di essa porta ogni uomo alla salvezza: né identica, né separata ma unita nella distinzione. Proprio come lo sono due sposi (Ef 5, 25-31) cioè complementari nella loro diversità. È l’incontro con Gesù risorto presente nella Chiesa che fa accadere la fede e il nuovo orizzonte di vita. Il Risorto è presente “qui e ora” nella Chiesa e attraverso di lei incontra ogni uomo che a Lui si converte. E quando parliamo di Chiesa, popolo – sposa, di Cristo, non pensiamo a chissà quali realtà. Stiamo parlando della Chiesa che è a Padova, come in tutte le Chiese particolari e locali, unita nella persona del suo Vescovo attuale, che è membro del Collegio episcopale presieduto dall’autorità del Vescovo di Roma, stiamo parlando della Chiesa che si incontra nell’ultima localizzazione della parrocchia, retta dal Parroco che dà visibilità al Vescovo, con i carismi particolari di movimenti, di associazioni e nuove comunità. Stiamo parlando di una realtà territoriale di cui facciamo quotidianamente esperienza.

Concludo con le parole del beato Paolo VI che presentano la sua ottica di Chiesa di fronte all’esperienza del Concilio. Così in una nota personale del suo diario scriveva: «La Chiesa, da amare, servire, sopportare, edificare con tutto il talento, con tutta la dedizione, con inesauribile pazienza e umiltà, ecco ciò che resta da fare sempre, cominciando, ricominciando, finchè tutto sia consumato, tutto ottenuto (sarà mai?), finchè Egli ritorni. In omni fiducia sicut semper! con ogni fiducia come sempre».¹

 

¹MACCHI P., Ricordo di Paolo VI, a cura dell’Azione Cattolica di Milano, Milano 1979.