Ripensare il Seminario
La scorsa estate, in occasione dell’arrivo del vescovo Claudio, ho avuto modo di parlargli del Seminario e gli ho detto: «Ti presenterò molti problemi ma cercherò anche di portarti delle ipotesi di soluzione». E così già a ottobre abbiamo attivato un piccolo gruppo di lavoro che si è riunito fino a dicembre per riflettere sulle strutture e anche sul senso delle tre comunità – Maggiore, Minore e S. Andrea – che fanno parte della grande famiglia del nostro Seminario. I frutti di quelle riflessioni sono stati presentati al Vescovo e ai nuovi vicari episcopali alla fine di dicembre. Molte scelte sono state approvate subito, per altre il percorso sarà un po’ più lungo. Vorrei provare a sintetizzare le piste sulle quali ci stiamo muovendo.
Un centro vocazionale
Una prima questione è legata alle tre strutture che nei tempi che viviamo e per le possibilità economiche del Seminario, sono troppe. Casa S. Andrea avrebbe bisogno di interventi radicali con ingenti investimenti economici e non ce lo possiamo permettere. D’altra parte la comunità per vocazioni giovanili in questi 20 anni è stata un vero dono e la maggior parte dei seminaristi che sono al Maggiore provengono da questa esperienza. Ci è sembrato logico pensare di spostare la comunità propedeutica nell’edificio di Rubano. Questa scelta ha trovato tutti d’accordo ed è diventata subito operativa. S. Andrea occuperà un’ala del Seminario minore con una sua autonomia e distinzione rispetto alla comunità dei più piccoli.
La presenza della comunità giovanile a Rubano ci ha portato a ipotizzare un secondo scenario: far diventare il Minore un “centro vocazionale”, un piccolo laboratorio di vita e di proposte formative, dove la presenza stabile di adolescenti e giovani può fare la differenza. In una Diocesi che sta ripensando l’iniziazione cristiana e sta investendo sulla pastorale giovanile, questa nuova realtà potrebbe diventare una risorsa importante.
La comunità dei ragazzi ci interroga
Un terzo scenario riguarda il Seminario minore. Non ci nascondiamo che le domande riguardanti questa esperienza formativa non sono poche. Da una parte ci sembra che l’esperienza del Minore, come “comunità vocazionale”, sia ancora valida, anche se le fatiche di oggi sono aumentate rispetto al passato. Paradossalmente c’è più bisogno di Seminario minore oggi che non 50 anni fa quando una certa società più cristiana e famiglie più solide potevano essere un luogo dove le vocazioni potevano crescere. Oggi una comunità vocazionale sembra un luogo necessario se non vogliamo che le sementi vocazionali si perdano in terreni alquanto problematici. Il Seminario minore è anche un forte segno per la Diocesi di attenzione alla dimensione vocazionale della vita. Chi guarda il Minore dall’esterno riconosce che si tratta di una bella comunità e che i ragazzi del Seminario, nonostante alcuni casi problematici che non sono mai mancati nella storia del Minore, hanno una marcia in più. Ci interroga soprattutto il senso e il valore oggi della comunità dei ragazzi (medie). Su questo punto ci siamo dati del tempo per continuare a riflettere, portando questo tema anche all’attenzione del consiglio presbiterale.
Scelte diocesane
Per quanto riguarda il Seminario maggiore ci sentiamo di dire che, nonostante il calo numerico, questo luogo rimane centrale e confidiamo in una sua ripresa. Traslochi sono impensabili, vista la presenza della Facoltà, dei preti residenti, della Biblioteca. Il Maggiore è “il” seminario. Le scelte strutturali relative al Maggiore sono legate a scelte diocesane qualora si ipotizzi di sfruttare questa enorme struttura per altre cose.
In questi scenari la pastorale vocazionale è scelta strategica. Non può essere solo una questione di coloro che sono stati chiamati a prendersene cura direttamente, ma un impegno di tutte le nostre comunità cristiane. Si tratta di un cantiere aperto su cui dobbiamo continuare a riflettere e progettare. Già da due anni abbiamo coinvolto altri giovani preti per rendere più capillare la sensibilizzazione e l’animazione vocazionale nel vasto territorio della Diocesi.
La scelta del Vescovo che la realtà del Seminario sia guidata da un unico Rettore con un pro-rettore, nella figura di don Antonio Oriente, e con don Silvano Trincanato come direttore di Casa S. Andrea, è legata proprio a questi percorsi di riflessione e di ripensamento.
L’ingresso al Maggiore, per questo nuovo anno, di un numeroso gruppo di seminaristi lo vediamo come una carezza della Provvidenza su un cammino onesto e fiducioso di ripensamento del “Cor cordis” della nostra Chiesa di Padova.
«Questa nuova realtà potrebbe diventare una risorsa importante»
a cura di don Giampaolo Dianin